LA DECRESCITA INFELICE – PIL o no PIL – ANALISI DELLA DIMINUZIONE DEI CONSUMI DELLE FAMIGLIE ITALIANE DURANTE IL LOCKDOWN – ”SECONDO TE SFASCIARE UN BENE PER RICOSTRUIRLO PORTA RICCHEZZA?”
PIL o no PIL
Inizio subito facendoti una domanda. Abbiamo un incidente e due auto si scontrano. Le macchine sono mezze sfasciate e i guidatori incolumi. Uno ha torto e uno ha ragione. Le macchine vengono riparate dal carrozziere che incassa soldi da una assicurazione e il colpevole paga di tasca sua. Il carrozziere lavora, acquista pezzi di ricambio, vernice, attrezzi e quant’altro. Vanno in discarica le parti rovinate. Tutti lavorano. Per gli economisti un aumento del PIL. La domanda è: ‘’Secondo te sfasciare un bene per ricostruirlo porta ricchezza?’’ . Domanda semplice e infantile a cui ti lascio la risposta.
Analizziamo ora la situazione odierna. Tutti gli economisti: diminuisce il PIL. É vero. Ma l’analisi che mi pongo è questa: non avendo incidenti i soldi risparmiati dove rimangono? Risposta: nelle tasche degli automobilisti e negli utili delle assicurazioni. Le macchine non circolano: nessuna spesa di carburante, nessun consumo di gomme o deperimento motori. Le auto che abbiamo sono sufficienti perché le usiamo pochissimo o per niente. Non si vendono auto. Diminuisce il PIL. Vero, ma cosa serve produrre un bene se lo disponiamo ed è sufficiente?
In questo periodo non ci serve cambiare abito, scarpe, telefonino e computer ci teniamo quelli che abbiamo. I capelli crescono senza spese.
Le compagnie aeree sono prossime al fallimento. Si è vero, ma quante spese in meno complessivamente per carburante, aerei che non necessitano di manutenzione perché fermi, deperimento fermo. I soldi di viaggio risparmiati dove rimangono?
Possiamo affermare quindi in generale: i beni non consumati, in questo periodo chiamiamoli ‘superflui’, sono un risparmio della Società nel suo complesso.
Quindi: quanto costa la crisi del coronavirus?
Analizziamo ora le finanze dello Stato: le perdite sono elevate. Lo Stato vive di tasse e IVA e se non consumi non incassa. In questo periodo le sue uscite sono inalterate (scordiamo per il momento gli aiuti dell’emergenza) e incassa meno. Questo è un aspetto: la macchina statale.
Analizziamo ora la Società, i cittadini. I soldi non spesi dove rimangono: nelle loro tasche. Non voglio suddividere il ragionamento in categorie: chi non lavora, chi lavora, i pensionati. Cioè la Società nel suo complesso spende molto meno per il suo sostentamento. Chi voglia definire questo un bene o un male, fare filosofia o questioni di stile di vita faccia pure. Non è questo il tema.
Quindi ancora la domanda: quanto ci costa effettivamente la crisi del coronavirus?
Cerco una risposta analizzando i dati di consumo delle famiglie Italiane, dati ISTAT anno 2017. Ho estrapolato le spese che si effettuano in questo periodo di coronavirus.

Ho escluso i consumi che non si hanno tipo viaggi e ristoranti. Nella voce abitazioni sono compresi anche gli affitti. I trasporti sono considerati al 20%. I consumi nel 2017 sono stati di 1.059 miliardi, quelli estrapolati sono pari a 589 miliardi. I consumi per alimentari probabilmente sono più alti (non si pranza fuori casa), in altri casi sono stato forse troppo prudente. Insomma aggiungiamo pure 111 miliardi e portiamo la cifra a 700 miliardi, cioè vivendo un anno di chiusura le famiglie spenderebbero 700 miliardi anzichè i normali 1059 miliardi. In percentuale le famiglie spendono in meno il 34% .
Anche le industrie chiuse non consumano materie prime ed energia.
In pratica abbiamo inferiori ricavi (PIL) ma anche inferiori spese.
Quindi: quanto è la perdita economica in questo periodo?
Io solo questo posso dire: la perdita economica non è quella descritta dalla diminuzione del PIL ma molto inferiore.